GoodMorning Milano

Centralino SOS CPR, il diritto di avere diritti

«I diritti delle persone devono essere garantiti a tutti, altrimenti sarebbero privilegi». L’associazione Naga lavora proprio per garantire al popolo milanese uguali diritti. Sabina Alasia, presidente del Naga, associazione di volontariato laica, indipendente, apartitica, per contrastare la discriminazione dei cittadini stranieri, racconta l’obbiettivo dell’associazione: «Si occupa di fornire assistenza sanitaria, sociale e legale ai cittadini stranieri e contemporaneamente ci impegniamo per l’emersione dei diritti per tutti».

Il CPR, Centro di Permanenza per il Rimpatrio, di via Corelli, rappresenta una causa per cui battersi anche per il Naga che porta avanti un’interessante iniziativa. L’associazione di volontariato si propone come contatto per chi è trattenuto, tramite un servizio di centralino attivo dal lunedì al venerdì, dalle 18 alle 21. Questo servizio offre supporto ed aiuto, soprattutto per quanto riguarda la ricerca di un legale, sia che le chiamate arrivino da persone trattenute sia che arrivino dai loro amici, familiari, conoscenti.

Un problema, però, che affligge questo servizio è l’effettiva conoscenza dello stesso all’interno del CPR e il fatto che le persone lì trattenute non abbiano la possibilità di utilizzare i propri cellulari.

Sabina aggiunge: «Quello che noi cerchiamo di fare è di capire un po’ la situazione ed intervenire qualora il trattenimento, ad esempio, sia illegittimo».

Il numero del centralino SOS CPR è 02.58102599, qui si troveranno volontari pronti ad intervenire tempestivamente a favore dei trattenuti.

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L’alternativa eco-friendly alle vasche del Seveso

Il Comitato Coordinamento Torrente Seveso (CCTS) nasce dalla collaborazione di circa venti tra associazioni e comitati, insieme per salvaguardare il torrente Seveso. Si battono per tutelare il Seveso anche dall’inquinamento a cui è soggetto, cercando di trovare soluzioni adatte alla situazione. Il Comitato lavora poi sul tema delle inondazioni, coinvolgendo più ideali nonostante l’obiettivo sia sempre unico. Alcune idee si sbilanciano verso le vasche come risoluzione, altre hanno una prospettiva diversa che si estranea dal progetto delle vasche di contenimento.

L’alternativa, dice Roberto Colombo del CCTS, «si riferisce alla possibilità di creare un modello di infrastruttura verde per la realizzazione del parco del Seveso. […] Funzionerebbe col concetto di “Città Spugna”, una città che sia in grado di trattenere l’acqua piovana e di riutilizzarla anziché buttarla nella fognatura» e quindi, poi, avere una piena del fiume.

A fianco di Roberto, Angelo Agosti, dichiara che soluzioni ecologiche sono possibili se pur impegnative, e in alcuni spazi è già presente il principio spugna di cui sopra. Il riciclaggio dell’acqua, secondo questa visione, è la chiave per evitare inondazioni e per avere, inoltre, una svolta ecologica sul territorio e uno spreco di acqua portato al minimo.

Se l’acqua piovana cadesse in un terreno filtrante piuttosto che andare ad essere incanalata nelle fogne, si arricchirebbe la falda e l’acqua si potrebbe riutilizzare. Questo non è possibile in toto perché solo gli edifici o le aree costruite dopo il 2017, per legge, possono mettere in pratica questo tipo di sistema idraulico. Il CCTS propone un’estensione temporale di questa legge che impedisce, quindi, una svolta ecologica più impattante perché gli edifici più vecchi non vengono calcolati come destinatari di novità come questa, aderente al riciclaggio dell’acqua e al legame alternativo con la struttura fognaria.


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Il mondo dell’economia carceraria

Economia carceraria, di questo si occupa il Consorzio Viale dei Mille da sei anni a questa parte.

«Nasce dall’esperienza di alcune cooperative sociali che lavoravano e lavorano tutt’ora in carcere, che hanno deciso in qualche modo di mettere insieme le proprie energie per costituire un luogo unico di raccolta, di promozione dell’attività dell’economia carceraria.» Così racconta Luisa Della Morte, Presidente dell’organizzazione, la nascita del Consorzio Viale dei Mille.

Il Consorzio comprende diverse attività, tra cui quella dello store: vendita in loco di prodotti provenienti dalle carceri milanesi ma anche molte italiane. Si parla di prodotti alimentari, come pomodori o paste, fino ad arrivare all’artigianato, come grembiuli o borse.

L’organizzazione ha anche l’obbiettivo di aiutare le imprese e le cooperative interessate ad investire in carcere, rendendo questo interesse concreto. Questo è un progetto di realizzazione economica all’interno delle carceri, in quanto i dipendenti sono detenuti a tutti gli effetti. Si parla di collaborazione fisica tra azienda e carcere, dato che in quest’ultima si trovano spazi adibiti appositamente al lavoro. Un esempio, portato da Luisa Della Morte, è il call center sviluppatosi all’istituto penitenziario di Milano Opera, coinvolti molti detenuti nell’attività lavorativa in uno spazio laboratoriale messo a disposizione dallo stesso istituto, sotto il contratto di un’impresa esterna.

Ma come funzionano questi contratti? L’impresa può utilizzare gratuitamente lo spazio all’interno del carcere, portando i materiali necessari allo svolgimento del lavoro, col vincolo di formare ed assumere persone detenute. Questo permette ai detenuti stessi di mantenersi economicamente aiutando l’eventuale famiglia all’esterno e pagando la retta carceraria, e di implementare le loro conoscenze. Questo dà loro l’occasione di avere una migliore integrazione al di fuori delle carceri una volta scontata la pena.

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Ars Art Space, nuove mostre all’orizzonte

Grazie alla riapertura delle attività, si può tornare a visitare mostre e a partecipare ad eventi in loco e non più solamente in modo virtuale. Eva Amos di ARS Art Space illustra i nuovi progetti dei quali è curatrice, rendendo concreta la possibilità di tornare fisicamente a visitare le mostre e godersi i lavori degli artisti.

«Art Space per il momento sta organizzando contemporaneamente 2 mostre: una mostra inaugurata ieri presso Spazio Arte Tolomeo, via ampere 27, che si intitola Ars et Lux [..]; invece la mostra che dobbiamo ancora inaugurare, questa settimana, è una mostra personale […] che si chiama Spoart di Giorgio Maggiorelli.» Spiega la curatrice degli eventi.

Ars et Lux: il filo conduttore di questa mostra che coinvolge più artisti, è la Luce. Il punto focale ruota intorno alla necessità di far dialogare arte pittorica e fotografica con il design moderno. Da qui nasce l’idea del concetto di Luce: impiegata sia in arte che in architettura, lo studio della luce e il suo utilizzo come elemento fondamentale per qualsiasi opera. Gli artisti coinvolti esprimono la visione personale del concetto di Luce tramite tecniche differenti.

Spoart: la mostra sarà allestita in un negozio di abbigliamento sportivo, Pacer, e le opere verranno esposte in vetrina come se fossero oggetti necessari per praticare sport. Il concetto della mostra richiama il superamento dei limiti: come nello sport gli atleti sono chiamati a superare ogni giorno i propri limiti, l’arte deve e può fare lo stesso.


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Diritti umani negati, ecco cosa succede nel CPR di Via Corelli

Il CPR, Centro di Permanenza per il Rimpatrio, è una struttura per il trattenimento di stranieri, volto all’identificazione e all’eventuale successiva espulsione. A Milano ce ne è uno e si trova in Via Corelli. Non si tratta di un semplice luogo di permanenza temporanea, gli stranieri che si trovano nel CPR sono a tutti gli effetti detenuti, senza la garanzia di alcuni diritti fondamentali.

In sostanza in un CPR si è detenuti senza aver commesso un reato, bensì per un illecito amministrativo, come il mancato rinnovo del permesso di soggiorno, la perdita del lavoro oppure a causa di problemi con la documentazione di riconoscimento. Il trasferimento al CPR avviene inoltre in modo improvviso, basta, per esempio, che una pattuglia della polizia fermi una persona col permesso di soggiorno scaduto; questa verrà portata subito in Questura oppure nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio più vicino, così da essere identificata ed eventualmente espulsa.

Ma cosa avviene all’interno del CPR di via Corelli? L’avvocato Giovanni Motta, della rete Mai più lager, No ai CPR, ci aiuta a comprendere il funzionamento di questa struttura e di tante altre, in giro per l’Italia. All’interno del centro, sorvegliato al suo esterno dalla Polizia di Stato ma anche da Carabinieri , Esercito e Guardia di Finanza, la persona detenuta non può comunicare con l’esterno (viene infatti privata al suo arrivo del proprio telefono cellulare); la mensa non è conforme alle regole sanitarie (i cibi sono razionati ed è successo anche di razioni scadute); le condizioni igieniche sono scarse e non c’è assistenza sanitaria garantita.

L’avvocato conferma la necessità di informazione su questo tema, con un invito preciso ed esplicito alle istituzioni, in quanto la circolazione di notizie è l’unica via per togliere il velo a questa realtà. Le persone che vengono detenute nei CPR vengono private di alcuni diritti fondamentali e lasciati in balia dell’incuranza. Si tratta di una situazione non più rimandabile per la quale è urgente un intervento.

Un riassunto lo si trova in questo video esplicativo, della rete Mai più Lager, No ai CPR: https://fb.watch/5fsyUPsqJO/


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Il giardino zen Teresa Pomodoro in piazza Piola

Livia Pomodoro, già presidente del Tribunale dei minori di Milano, poi presidente del Tribunale di Milano, oggi è presidente dell’Accademia di Brera e di Spazio Teatro No’Hma che ha da poco inaugurato,. in piazza Piola, il Giardino zen Teresa Pomodoro, in ricordo della sorella gemella, famosa attrice e drammaturga, mancata nel 2008.

«I giardini di piazza Piola, in stato di degrado, erano stati intestati a mia sorella» spiega Livia Pomodoro «con questa riqualificazione abbiamo proposto qualcosa che a lei sarebbe piaciuto in maniera particolare».

Il progetto vede alberi e panchine disegnate dal famoso artista giapponese Kengiro Azuma: gradoni di granito rosa abitati da sculture in bronzo. Un dono alla città che ha bisogno di bellezza. Per questo il giardino viene messo a disposione della comunità, chiamata ad abitarlo e a renderlo generativo di armonia, in un’ottica di condivisione del bene comune.
Livia Pomodoro parla dell’opera di riqualificazione come un dono al quartiere, alla città di Milano e all’Italia, con la speranza che la comunità ne sia consapevole e responsabile.

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La ricerca del benessere digitale, un bisogno ancora non conosciuto

Mind Your Time è un’app che aiuta la persona a costruire un equilibrio tra vita online e offline, aiuta a costruire un benessere digitale. Promuove un utilizzo consapevole del proprio device, un miglioramento dei propri stati d’animo e dei livelli di stress e concentrazione. Lo scopo è semplice, trasformare lo smartphone in una fonte capace di portare benessere digitale e psicologico, tramite l’insediamento di consapevolezza di come un uso eccessivo del dispositivo possa portare anche conseguenze non piacevoli a livello psicofisico.

“Siamo connessi, stiamo davanti al nostro smartphone, circa il 30% della nostra giornata. Veniamo distratti da una notifica ogni 180 secondi e ogni giorno lavoriamo circa due ore in più per recuperare il tempo perso in questo modo.” Parla Mattia Minzolini, co-founder della start up Mind Your time, affermando che i numeri parlano da sé e che sia evidente il bisogno di acculturarsi all’uso positivo dei nostri cellulari . “La letteratura parla di abbondanti conseguenze di questi stili di utilizzo che possono andare ad impattare i nostri toni umorali, fino ad arrivare a comportare dei cali della nostra concentrazione e della nostra capacità di gestire lo stress.”

E proprio da qui nasce l’idea di Mind Your Time per creare un’educazione al rapporto positivo con i device e i nuovi media, anche perché le statistiche parlano chiaro: se una persona ammette di passare due ore del suo tempo sui social, probabilmente le ore effettive, ma in automatico sottostimate dall’utente, sono almeno il doppio.

Nel concreto, Mind Your Time propone, nel momento in cui l’app nota un eccessivo uso del dispositivo, degli spazi appositi dove si possono svolgere attività co l’obbiettivo di ristabilire equilibrio e diminuire lo stress nell’utente. Si fa mediatore empatico tra utente e smartphone.

Il progetto, non ancora terminato, è alla ricerca di fondi per renderlo effettivo entro settembre 2021. Infatti è in atto una campagna di crowdfounding, in pista dal 14 aprile.

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La Milano dei giovani

Una luce puntata sul mondo giovanile e sui cambiamenti che vogliono vedere realizzati a Milano, dando voce proprio a quei giovani che hanno voglia di parlare. Invece che discutere dei giovani, Gaia Romani e Federico Bottelli parlano e fanno parlare i ragazzi come loro e creano aree di discussione dalle quali estrapolare obbiettivi concreti. Per i giovani, fatto dai giovani, ecco cos’è Generazione Milano.

Generazione Milano è una piattaforma che nasce tramite degli eventi online con l’obbiettivo di far scrivere ai giovani che vivono la città di Milano un programma generazionale in vista delle elezioni comunali del 2021.
Normalmente possiamo trovare giovani candidati ma non si trova ancora un vero e proprio programma generazionale, ed è per questo motivo che si è vista la necessità di creare una piattaforma che lo potesse rendere reale. In Generazione Milano sono stati costruiti otto tavoli di lavoro: diritti e lotta alle discriminazioni, città sostenibile, indipendenza economica, spazi di aggregazione, partecipazione studentesca, diritto allo studio, volontariato e tema Europa. Ogni tavolo si riferisce a delle esigenze che i giovani hanno e di cui vogliono parlare per tirare fuori delle proposte che soddisfino i bisogni sottolineati. Per quanto Milano possa sembrare una città giovanile, in realtà i passi fatti verso i giovani non sono ancora sufficienti.

Milano è una città a doppia velocità, quella dei grandi investimenti e quella delle piccole cose. E per le piccole cose serve ancora molto lavoro. Generazione Milano si adopera per far si che non vengano più dimenticate, e i giovani dai 14 anni ai 30 possono dare una mano in merito.

Un esempio pratico: non esistono strutture diurne per adolescenti disabili a Milano; affitti alti per i giovani che cercano di insediarsi a Milano e che sono portati a fare un passo indietro.

In città i giovani sono tanti, ma ci si sta adoperando per creare un luogo dove i giovani possano soddisfare le loro esigenze?


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Una canzone fattapposta

I Duperdu sono Marta M. Marangoni, cantante, attrice e regista, e il compositore e professore Fabio Wolf. Un duo sia nella vita privata che nella vita lavorativa che si muove in teatro come se fosse una seconda casa.

Nel momento in cui i teatri hanno dovuto chiudere, i Duperdu hanno pensato ad un progetto che permettesse al pubblico di non rimanere “a bocca asciutta”. Una canzone fattapposta è il nome dell’iniziativa portata avanti in tempo di pandemia che permette di ricevere, su ordinazione, una canzone scritta appositamente per il destinatario.

La quarantena ha fatto emergere in molti il desiderio di sentirsi vicini, anche se lontani. E i Duperdu si sono fatti intermediari. Romanticamente si possono chiamare serenate, perché, con i cambiamenti delle misure restrittive, queste canzoni vengono suonate sotto casa, alla finestra, nel pianerottolo, in totale sicurezza. Le canzoni commissionate non sono, però, soltanto per scaldare l’animo degli innamorati, ma anche per rasserenare la giornata di un bambino, di un anziano solo, di un amico che non si vede da tempo. La canzone viene costruita su quello che i mittenti raccontano al duo artistico, su un tema particolare, su un avvenimento che si ha piacere di ricordare. Marta e Fabio scrivono anche con rimandi culturali, così da regalare non solo un’emozione, ma anche una spolverata di curiosità, che può prendere la piega storica, letteraria o artistica che sia.

È possibile ordinare la “canzone fattapposta” sul sito duperdu.org, compilando un form con tutte le informazioni necessarie alla messa in azione del progetto. Un modo diverso dal solito per trasmettere emozioni ed affetto quando non si ha possibilità di farlo fisicamente.

Ma i Duperdu non sono solo questo. In cantiere progetti a scopo solidale, come un virtual tour il collaborazione con Elleboro Editore dedicato a Milano che viene raccontata dal punto di vista dei grandi scrittori; un collage di citazioni e di poesie sulla città che i Duperdu hanno reso interattivo.


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Un occhiolino veloce, efficiente e sostenibile

Realtà giovanile quella di Blink last mile, startup milanese, attiva anche a Roma, al servizio dei negozianti e dell’e-commerce.  

Jacopo Berlusconi, co-fondatore di Blink racconta l’idea: “Blink permette a chi vende online di consegnare i propri acquisti il giorno stesso dell’ordine, nella fascia oraria desiderata dal destinatario e in modo sostenibile”. Efficacia, velocità e sostenibilità sono i pilastri della startup, resi possibili dalla presenza del prodotto sul territorio, anche prodotti alimentari che necessitano una consegna rapida, e dall’utilizzo di mezzi di trasporto agili, in grado di consentire una spedizione veloce e flessibile, nel rispetto delle fasce orarie richieste dal cliente.

“Il nostro elemento caratterizzate è la piattaforma software che permette di ricevere gli ordini dei clienti analizzarli e preparare giri di consegna che permettono ad ogni operatore di sapere quanti e quali pacchi ritirare in ogni punto“. Le parole di Jacopo Berlusconi aiutano a capire meglio la forza e l’opportunità che Blink last mile offre alla cittadinanza. Una rete logistica di qualità che alleggerisce i commercianti dalla preoccupazione aderenti alle spedizioni dei prodotti sul territorio, mettendo in contatto rapido e agile cliente e negoziante.


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