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Golf in Milano, il campo cittadino a due passi da casa

Golf in Milano è un campo da golf cittadino, parte integrante del parco cittadino Forlanini e si inserisce in una dimensione ibrida tra la metropoli e lo spazio verde. La struttura offre: un campo (driving range 315 x 140 mt) con contrapposti battitori (n° 40) per la pratica, pitching green con bunker in sabbia, una area per la pratica dal verde, sei buche, par 23 mt 1.700 mt (  n° 5 par 4 e n°1 par3), che contornano il driving range modellate  con ostacoli d’acqua e profondi bunker (sabbia/verdi).

“La nostra missione è di lasciarlo (il campo) aperto a tutti, cercare di avvicinare tutte le persone che possono essere incuriositi da questo gioco e quindi di dargli la possibilità di provare e questa credo che sia la caratteristica che ci distingue”, afferma Alberto Cantoni, presidente di Golf in Milano.

“Il nostro sforzo, in questo momento, è quello di trasmettere alla città, alle persone, il fatto che noi siamo aperti e vorremmo riuscire ad offrire questo spazio come spazio di aggregazione […] (distanziata) nel verde. […] Vorremmo che fosse un’occasione di incontro.” Continua Alberto.

L’opportunità di cui parla Alberto la riconoscono anche coloro che il golf non l’hanno mai praticato, in quanto Golf in Milano offre la possibilità di essere affiancati da un maestro che aiuterà ad imparare le basi per poter fare una sana partita in compagnia, all’aria aperta. Disponibili in loco anche le attrezzature necessarie alla corretta pratica dell’attività sportiva.

Il campo urbano è aperto a tutti, chi sa giocare, chi vuole imparare, chi è dilettante o chi esperto.

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Distretto del fumetto, l’arte del Municipio 6

Nella periferia di Milano è possibile trovare tante cose e per scoprire la città a fondo è doveroso non tralasciare proprio quei posti dove non si pensa ci possano essere ogni giorno delle novità.

Un esempio ne è la chiesa di san Cristoforo che sorge a due passi dal Naviglio grande, «un opera religiosa ma anche artistica significativa della città», sostiene Walter Cherubini della Consulta Periferie Milano. Alle spalle della chiesa, che vanta un passato dove si può trovare il nome della famiglia Sforza, si scopre il mondo della street art fatta e creata appositamente per raccontare storie, per riqualificare un luogo, per dare nuova vita a muri sporchi.

Il Municipio 6 offre ai suoi cittadini un distretto interamente dedicato ai fumetti. Una passeggiata artistica che, passo dopo passo, permette di inoltrarsi in un mondo diverso.

«L’idea è nata circa due anni fa con l’obbiettivo di riqualificare la via di San Cristoforo, che era una via un po’ particolare. […] Una via piuttosto degradata, piuttosto inospitale. Le persone facevano fatica a passarci […] quindi abbiamo deciso di fare questo progetto che si chiama “Un muro che unisce” e abbiamo preso a prestito l’arte di Guido Crepax», afferma Santo Minniti, Presidente del Municipio 6.

La parte interessante del progetto si nota all’interno delle varie opere, le quali nascondono particolari legati a Milano, precisamente al Municipio 6, come se il fumetto dipinto sui muri fosse ambientato proprio nella città che tutti conosciamo.

In questo distretto è possibile trovare murales dedicati al famoso fumetto Diabolik, ma anche opere inedite. All’angolo di via Pesto è presente la street art di Valentina, che racconta la Milano in sviluppo, tra passato, presente e futuro.

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Che cosa vuol dire essere agricoltore oggi?

Milano, il secondo comune con più agricoltori d’Italia, riesce a nasconderli con efficacia. La città metropolitana di Milano, conosciuta per il traffico, l’innovazione, il lusso e il turismo, non è la prima città che viene in mente quando si pensa all’agricoltura e all’allevamento. L’hinterland milanese, a pochi chilometri dallo stadio San Siro racconta la storia della Fattoria Maccazzola, da ben oltre 70 anni attiva nel settore agricolo a Settimo milanese.

«Siamo contadini perché produciamo anche nei campi, siamo allevatori perché di fatto alleviamo del bestiame e siamo degli imprenditori agricoli perché le realtà agricole sono diventate delle imprese», spiega Paolo Maccazzola, agricoltore e proprietario della fattoria.

La fattoria è anche un caseificio e collabora con Latteria Soresina, tant’è che una grossa fetta della loro produzione è riservata al grana certificato DOP in Pianura Padana; un’altra parte di produzione, invece, è impiegata nella vendita diretta in quanto la fattoria non è nella solita campagna isolata che ci si può immaginare ma è situata in stretto contatto con la città.

Ma la fattoria conta anche 80 ettari di campi dove si coltiva fieno e mais, riso e sorgo. Vengono utilizzati, per la gestione dei campi, irrigazione e tutto ciò che concerne questa fetta del lavoro, elementi di tecnologia ed innovazione, tipici dell’agricoltura moderna.

Lavorare come agricoltore oggi, infatti, è diverso dagli anni passati, la tecnologia ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo di questo mestiere e sempre grazie ad essa l’imprenditoria si è avvicinata all’agricoltura riuscendosi a fondere. «Mio nonno ha fatto molta più fatica di noi per fare molto meno. […] Fare l’agricoltore è un privilegio rispetto all’idea che abbiamo dell’agricoltura», afferma Paolo.


Il piacere di ritornare a conoscersi dopo tanto tempo

Playlife Events è una nuova piattaforma nata da un’idea in tempo di pandemia: «volevamo creare un modo che potesse permettere a tutti di ritornare a stare insieme in maniera completa ed aperta», racconta Christian Crotti, fondatore della startup.

«Playlife non è né una app di incontri uno ad uno dove si rischia di finire in situazioni imbarazzanti non volute e non è neanche la solita uscita con gli stessi amici che si fa sempre, tradizionale, che a volte perde di quella componente di novità. […] Permette di conoscere persone in modo nuovo, conoscerle in maniera semplice», continua Christian riferendosi alla startup.

Importante è la parte sociale, in riferimento alla pandemia, in quanto gli eventi vengono organizzati appositamente in quei luoghi che più hanno sofferto i duri mesi di Covid come pub, bar, teatri e cinema.

Ognuno su Playlife ha il proprio profilo e prima di accreditarsi ad un evento c’è la possibilità di vedere chi ci sarà, quali sono gli interessi e le ragioni che hanno spinto tutti gli altri ad iscriversi alla piattaforma, e questo è visto come un incentivo alla partecipazione perché si crea l’occasione di trovare persone affini a te.

Il punto forte di Playlife è la socializzazione, organizzata in sinergia con associazioni già presenti sul territorio, cercando di creare eventi che non si limitino solo a fare un aperitivo in compagnia (una circostanza che comunque sarà presente e non messa in secondo piano), ma che possa anche guardare oltre e creare un rapporto duraturo non solo tra i partecipanti quanto con coloro che ospitano l’evento del giorno.

Gli eventi variano dall’incontro in un bar particolare, ad un concerto, ad una passeggiata alla scoperta di Milano, alle mostre d’arte e tanto altro.

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Cascina Biblioteca, la solidarietà naturale

Cascina Biblioteca, un polmone verde tra Milano 2 e l’ospedale San Raffaele, dove la vocazione agricola e sociale si incastrano alla perfezione. Parla Elena Romano per Cascina Biblioteca: «Qui nei nostri campi, coltivati tutti col metodo biologico, lavorano persone svantaggiate. Quindi è questo il nostro orgoglio, quello di riuscire ad unire la vocazione agricola con quella sociale che ci contraddistingue, perchè noi, comunque, ci occupiamo proprio di disabilità.»

La cooperativa si occupa di tutto ciò che riguarda il servizio alla persona e di inclusione socio-lavorativa; il loro lavoro si basa sui bisogni della persona a 360 gradi, partendo da un alloggio arrivando ad offrire nuove opportunità di costruirsi una nuova vita lasciandosi alle spalle situazioni drammatiche. Cascina Biblioteca restituisce l’opportunità di scelta per chi pensava di non averla più.

Una particolarità del luogo è il Vagone, dove lavorano ragazzi con disabilità, i quali svolgono un corso di formazione alla caffetteria e alla ristorazione, col fine di imparare ad essere autonomi. Il Vagone è un bar, una sede di laboratori di formazione, un luogo dove passare serate piacevoli, estati di musica ed intrattenimento. Il Vagone permette di dare visibilità a tutto il lavoro che si svolge a Cascina, di avere una concreta comunicazione con l’esterno, è un posto dove le persone possono venire, godersi ed osservare tutto ciò che la Cascina crea.

Altre attività della Cascina si svolgono con gli animali: i cavalli sono il fulcro di un’attività particolare quale la rieducazione equestre per ragazzi con disabilità, per corsi di equitazione per bambini, ma troviamo anche capre, asini, galline, oche e pavoni. La presenza di orti condivisi è una peculiarità e un’occasione di socialità, in quanto le persone interessate possono coltivare il proprio orticello dedicando poi un po’ del loro tempo al volontariato in Cascina; un vero e proprio scambio solidale.

«Aprirci verso la comunità, rendere questo post un posto di tutti, basarsi sulle relazioni». Così riassume Elena la presenza sul territorio della cooperativa, come un auspicio al futuro: mantenere forte il senso di relazione che si è creato e continuano a creare da 25 anni a questa parte.

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Prendi in Casa, una soluzione per gli aspiranti milanesi

Un progetto di coabitazione e conoscenza, un’esperienza in una nuova città e in una nuova casa, Prendi in Casa è un’iniziativa per giovani, adulti, pensionati, coppie o famiglie, portata avanti dall’associazione MeglioMilano.

Se in precedenza il progetto prevedeva la coabitazione tra anziani residenti a Milano e giovani fuori sede, ora il raggio d’azione si è ampliato a tutti coloro che hanno a disposizione una sistemazione in città e hanno voglia di condividerla con della gioventù. Con la pandemia molti si sono riscoperti aperti a conoscere nuove persone, desiderosi di creare relazioni e di ospitare nella propria casa persone diverse, di conseguenza questo progetto non solo ha deciso di proseguire, ma anche di ampliarsi ad un pubblico maggiore.

Come funziona? L’iniziativa è nata 17 anni fa e prevede la coabitazione tra un residente con un letto di troppo e un giovane non residente a Milano in cerca di un tetto sotto cui stare. Tra ospiti e ospitante si cerca di creare un clima piacevole, di compagnia e dopo vari colloqui fatti dai collaboratori di Prendi in Casa, si mettono in contatto le persone più affini, con caratteristiche o interessi comuni. Gli ospiti non pagano un vero affitto, contribuiscono però alle spese di casa con circa 280 euro mensili e collaborano con l’ospitante. Il punto forte dell’iniziativa è il risultato, un circolo virtuoso di supporto, accoglienza, ospitalità, occasione, confronto ed economia.

«Noi di MeglioMilano raccogliamo e registriamo le richieste, approfondiamo la conoscenza di coloro che desiderano avvicinarsi al programma, organizziamo gli incontri e offriamo la nostra assistenza lungo tutto il percorso conoscitivo e di coabitazione» cita il sito di riferimento.

I requisiti per essere ospitante in realtà sono pochi, innanzitutto serve avere una stanza disponibile a garantire privacy, essere predisposti ad avere persone nuove in casa e condividere gli spazi comuni. Dall’altro lato, anche l’ospite deve essere disposto a condividere spazi comuni, entrare in una casa nuova ed essere pronto ad intraprendere una nuova esperienza.

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ZeroPerCento, una bottega per tutti

ZeroPerCento è tante cose, un progetto della cooperativa Namastè, una bottega etica, un punto di riferimento per le persone in cerca di lavoro e per le famiglie in difficoltà economica consentendo loro di poter fare la spesa pagando con dei punti assegnati in base a criteri specifici, un luogo di aggregazione e servizio per la comunità circostante, un posto dove si può maturare esperienza e formarsi in vista di un reinserimento lavorativo per persone con fragilità diverse, un negozio dove trovare prodotti biologici, sani e genuini. Tutto questo è ZeroPerCento.

L’attività della bottega, riassumendo, è mirata su tre punti focali: il reinserimento lavorativo, l’aiuto alle famiglie e a riqualificazione del quartiere.

Le parole di Paola Maisto, collaboratrice della cooperativa che gestisce la bottega etica, raccontano la parte del reinserimento lavorativo: si parla di «un piccolo minimarket dove ci sono ragazzi che fanno reinserimento al lavoro. Quindi arrivano dei ragazzi con delle fragilità, quasi sempre con piccole disabilità, e imparano a gestire un negozio. Spesso arrivano con grossissime fragilità, non sono in grado di svolgere i minimi compiti che gli vengono assegnati, poi dopo un po’ la routine e il continuo seguirli li rende autonomi e capaci.»

Per quanto riguarda i prodotti trovabili sugli scaffali della bottega, questi sono scelti appositamente in quanto il produttore o alla piccola azienda sono conosciuti personalmente e scelti per il loro modo di produrre etico (quindi si viene a conoscenza anche dell’aspetto economico e fiscale del lavoro) e biologico (si guarda anche all’imballaggio per essere il più possibile, anche, ecosostenibile). Il punto forte è la battaglia agli sprechi, per tutti gli aspetti possibili. Il prodotto considerato etico deve soddisfare parecchi requisiti, e ZeroPerCento punta ad avere gli scaffali pieni di prodotti etici e sani, per aiutare in modo genuino chi ne ha bisogno.

«Darsi da fare per gli altri è il primo passo per creare qualcosa di nuovo». Questo recita il sito di riferimento di ZeroPerCento,, la spiegazione concisa del perché il progetto della bottega etica ha preso vita e sta andando a svilupparsi molto velocemente, tant’è che i negozi aperti ora sono già due.

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Oratorio di San Protasio, una perla in mezzo al traffico

Una piccola chiesa nel bel mezzo del traffico milanese, che ha resistito ad anni di intemperie e ancora resiste, è la protagonista di oggi. L’Oratorio di San Protaso al Lorenteggio è la costruzione più antica del quartiere, è senza campane, è nel centro di uno spartitraffico ed è la più piccola chiesa di Milano anche se ormai è sconsacrata. Dedicata a San Protaso, VIII vescovo di Milano, è una chiesa millenaria con all’interno affreschi medievali e barocchi, ed esternamente lo stile è tipico medievale.

La storia di questa chiesetta non è chiara, ci si basa per tanti aspetti su tradizioni e leggende, ma la cosa certa è che è sopravvissuta a numerosi tentativi di abbattimento. Un primo tentativo si incontra nel 1162, per mano di Barbarossa; poi in epoca Napoleonica; successivamente per l’ampliamento di via Lorenteggio nel secolo scorso, ma salvata grazie i cittadini.

Recentemente il Comune voleva smantellarla per poter realizzare la Linea 4 della Metropolitana, ma anche in questo caso hanno vinto i cittadini. L’oratorio di San Protaso al Lorenteggio è una perla antica, un gioiello di mille anni fa che ha visto mutare il suo vicinato nel corso del tempo, cantieri su cantieri dei quali, però, lei non ha mai fatto parte.

I cittadini si sono riuniti nell’associazione “Amici della chiesetta di San Protaso al Lorenteggio“, nata nel 2012 col fine di prendersi cura della struttura e valorizzarla, promuovendo anche una raccolta fondi per poter sostenere le spese di restauro conservativo per mantenere integra questa antichissima struttura.

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I grandi classici del teatro, ma in piazza

Il lavoro di Atelier Teatro, associazione culturale e compagnia teatrale, gira intorno alla domanda «A cosa serve il teatro?». Per rispondere a questa domanda,il teatro si impegna nella creazione di spettacoli, nella formazione di diverse professionalità teatrali, in percorsi pedagogici e ampliamenti di capacità espressivo creative, nella promozione della cultura. Il loro punto focale, inoltre, è la storia del teatro e dell’arte, che secondo la loro visione è intrecciata e infatti tutte le loro rappresentazioni hanno sempre un rimando alle radici storiche greche.

Ultimo progetto in corso è il festival del teatro popolare Le Mille e una Piazza, diviso in due sessioni, la primaverile “Palchi Fioriti!” e l’autunnale. «Il progetto prevede di visitare il più possibile le periferie, piazze all’aperto e rivolgersi ad un pubblico che normalmente non va a teatro», spiega Ruggero Caverni, direttore artistico dell’associazione.

Il festival primaverile ha visto come fulcro i classici greci e latini, il punto chiave sono stati i riadattamenti moderni del teatro di Aristofane. «L’idea è proprio di un festival che ospita diverse sessioni anche un repertorio diverso; in questo caso ci siamo concentrati sul teatro dei classici per festeggiare la primavera», racconta Ruggero.

Il festival ha prodotto per 4 weekend consecutivi, fino al 13 giugno, una serie di spettacoli nelle periferie milanesi adatti a tutti, grandi e piccoli e tutto ciò verrà a ripresentarsi tra qualche mese, nel settembre 2021.


La seconda vita di frutta e verdura

“Il cibo che perde valore economico acquista valore sociale” così recita lo slogan dei ragazzi di Recup.

Recup è un progetto quinquennale che agisce nei mercati della città per combattere lo spreco alimentare e l’esclusione sociale. Il loro fine è il recupero di cibo prima che esso venga buttato via, dividendolo tra mangiabile e non più consumabile. Dopo di che viene distribuito il cibo buono raccolto a chiunque voglia prenderlo. Il beneficio non è solo quello tangibile per quanto riguarda il cibo ma il lavoro di Recup è anche sociale. Viene a crearsi uno scambio interculturale, intergenerazionale e di inclusione sociale. Recup agisce tutti i giorni, fino a raccogliere migliaia di chili di prodotti ogni settimana in mercati sparsi per Milano come in zona Lambrate, l’ortomercato, in via Padova e molti altri.

«Quello che fa Recup è sfruttare un po’ lo spreco alimentare ed usarlo come strumento per avvicinarsi a coloro che hanno bisogno non solo di cibo ma bisogno proprio di interazione sociale. Perché ci rendiamo conto che tante persone magari rimangono sole o non riescono più ad avere un dialogo, un colloquio con gli altri, col quartiere, con la zona che li circonda.» Così racconta il progetto Alberto Piccardo, volontario di Recup.

Il progetto ha reso possibile la creazione di coesione tra i commercianti e coloro che più ne hanno bisogno, quasi a formare una famiglia. Il clima che si crea portando avanti questo progetto, spiega Alberto, è familiare e piacevole, scambiando battute, esperienze e aneddoti. Da 5 anni i ragazzi di Recup entrano nei mercati milanesi e si sono allargati anche a Roma e Busto Arsizio, diffondendo questa buona pratica in più parti d’Italia con l’auspicio di crescere ancora.

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